Cala Maestra 2 Montecristo

Quando arrivi a Montecristo capisci subito che non è un posto per uomini. Eppure l’uomo superbo e presuntuoso, nel corso dei secoli non ha mancato il tentativo di insediarvisi tanto che lo Stato Italiano, nel 1971, per paura della speculazione edilizia la rese riserva naturale. Eppure gli antichi sapevano e finché gli uomini hanno conservato un po’ di senno e di contatto con la natura hanno evitato questo luogo. I romani per primi, non né vollero saper niente, vuoi per il fatto che il granito di Montecristo non era abbastanza brillante e per di più contaminato da un altro minerale: ortoclasio, che ne rende la superficie irregolare, vuoi per il fatto che fosse fuori da tutte le principali rotte, questa è stata l’unica isola dell’arcipelago in cui non costruirono alcuna villa e da cui non estrassero granito.

Quando arrivi a Montecristo, in quest’isola, la più lontana dalla terraferma, una vetta di granito impervia che fuoriesce dell’acqua, brulla e irtissima, percepisci l’esistenza di Dio o di qualche entità superiore. La percepisci nel miracolo delle piante della macchia mediterranea che s’aggrappano sul granito in un tentativo disperato di trovare terra e acqua che, al contrario della terra scorre abbondante lungo le vallate.

Siamo arrivati nel silenzio della lontananza dal mondo moderno, dei pochi animali sparsi, anche le Capre qui hanno dovuto diventare una specie autoctona per adattarsi al territorio. La Capra di Montecristo, infatti, è una specie unica e protetta importata, forse da antichi navigatori che utilizzavano le isole del mediterraneo come autogrill.

Siamo arrivati nella solitudine che ti costringe a fare i conti con l’unico essere a sé cosciente: se stessi e l’inutilità di certi nostri bisogni e modi di vivere, di fronte ai ritmi e le necessità della natura. In questo luogo, ed è facile intuire perché, nel 400 d.C. Si stabilì Mamiliano Vescovo di Palermo, con alcuni suoi seguaci, e vi costruì una povera abbazia, una grotta, un mulino ed un piccolo orto, su in cima al monte che solo arrivarci è un’impresa. Nel tentativo di sopravvivere, sparsi per l’isola, ogni tanto si trovano alcuni muri a secco, piccoli terrazzamenti di granito che servivano a raccogliere la poca terra a disposizione per la coltivazione. Mamiliano e suoi monaci, erano poveri sull’isola ma ricchi sulle altre e sulla terraferma maremmana, grazie alle donazioni dei loro devoti corsi, elbani e gigliesi. Devoti che evidentemente a Montecristo non erano mai stati, perché altrimenti avrebbero intuito l’inutilità di regalare dell’oro a qualcuno dei suoi abitanti. E’ più facile credere che Mamiliano, arrivato a Montecristo abbia dovuto sconfiggere un terribile drago che governava l’isola e che dalla morte del mostro apparvero monete d’oro sonanti. Il Drago, metafora del demonio e delle sue tentazioni nel medioevo, si trasformò in metafora della lotta dell’uomo contro le forze della natura nel 1800, quando abbiamo definitivamente perso il senno e abbiamo iniziato a credere di poter governare la natura e piegarla ai nostri bisogni.

In ogni caso il leggendario tesoro del Santo, sia che provenisse dalle donazioni dei devoti, che dalla morte del drago incarnazione del demonio, è stato ritrovato a Sovana, in maremma, all’interno di una chiesa ormai abbandonata, lontano da Montecristo luogo in cui l’oro aveva lo stesso valore del niente.

E’ stato proprio nell’800 che un tale visionario Taylor decise di costruire qui la sua villa a Cala Maestra , l’unica cala che permette l’attracco alle imbarcazioni, c’è chi dice per richiudervi la moglie, troppo geloso, e dotarla di un grande giardino pieno di piante tropicali. Piante , alcune delle quali rivelatesi infestanti tipo l’Ailanto: una selce giapponese di difficile estirpazione. La villa, fallito il tentativo di agricolizzare l’isola da parte di Taylor, divenne proprietà del Marchese fiorentino Ginori ed in seguito del Re Vittorio Emanuele III e poi con la nascita della Repubblica Italiana, dello stato Italiano ma tutto questo ha poco a che vedere con Montecristo e più con la superbia dell’uomo e del suo fallimento coloniale.

Ciò che resta dentro di questo luogo, abitato da Capre, vipere, qualche uccello marittimo e il cui granito scosceso e ricoperto a chiazze di  rosmarino, erica, erba gatta ed alcuni lecci millenari che ancora sopravvivono sopra una delle vette più alte, lassù dove l’uomo non è mai riuscito ad arrivare, è la sensazione di trovarsi in un posto in cui tutte le leggende, i racconti di pirati,  di diavoli, di sorgenti avvelenate alla Punta del Diavolo,  di draghi custodi, santi eremiti, misteriosi Conti  sono possibili, in cui la realtà storica si mischia con la leggenda e la fantasia ed in cui è possibile l’esistenza della verità di entrambe. In questo luogo così fuori dalla realtà razionale, programmata e altamente organizzata in cui ogni giorno viviamo, fuori dal tempo efficiente, standardizzato ed ottimizzato grazie a sofisticati sistemi e strumenti di misurazione, l’assenza della modernità lascia spazio all’ascolto, al sentire, alla lentezza, all’immaginazione, all’incontro con il divino, alla possibilità di creare mondi, luoghi e storie immaginifiche, di sentire nell’unità della creazione che esiste un posto per noi interno ad essa; l’assenza di macchine e connessioni artificiali a banda larga, lascia la possibilità all’essere di umano di essere umano

Tant’è che quando mi sono accorta che il telefono non prendeva ho sentito, subito, una grande liberazione.

Informazioni

Superficie: 10,4 kmq

Sviluppo Costiero: 16 km

Altezza Massima: Monte Fortezza 645 mt

Distanza Elba: 45 km

Distanza Giglio: 43 km

Distanza Monte Argentario: 63 km

Per prenotare l’escursione: https://infopark.sl3.eu/destination/6-montecristo/