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Le Api e il Miele

Quando le api sciamano, la nuova regina canta prima di uscire dall’arnia. Canta per tre giorni prima della schiusa delle celle, una nenia. Tutte le api operaie e i fuchi si fermano affinché la vecchia regina possa sentire il canto della nuova. Se la nuova regina canta la sua nenia, le api sanno che è arrivata l’ora per loro di dividersi e fondare una nuova colonia. Così alcune resteranno con la vecchia, altre seguiranno la nuova. Solitamente la sciamatura avviene nel momento della massima produzione di miele, in modo tale che il nuovo sciame, in partenza dall’alveare, parta carico di scorte che gli permettano di sopravvivere finché non avrà trovato il posto giusto per costruire il proprio “nido”.

Una volta trovato il luogo più adatto a costruire il nuovo alveare, l’ape regina spicca il volo Nuziale che serve ad imparare le nuove rotte, dall’alveare alle piante, all’acqua e così via. Questo per lei e per lo sciame è un periodo pericolosissimo, si alza infatti fino a 100 metri di altezza rispetto all’alveare e potrebbe essere preda di qualsiasi predatore.

Le api al Giglio hanno fatto la loro ricomparsa circa 20 anni fa, dopo un lungo periodo di assenza iniziato nel 1500.

La storia delle api ce l’hanno raccontata Alessio e Barbara, due nuovi apicoltori che 5/6 anni fa si sono messi a produrre miele mille fiori. Ma non si sono solo limitati a questo, si sono proprio fatti travolgere dal meraviglioso e miracoloso mondo del “super-organismo alveare” (è così che lo chiamano gli scienziati) e piano piano si sono resi conto che le api e l’alveare e la natura, sono in grado di badare a sé stessi autonomamente e minore è l’intervento dell’uomo e maggiore è la bontà dei loro frutti, del loro miele in questo caso. E’ stato così che in un giornata di marzo, mentre moriva il secondo sciame acquistato da Alessio in continente, uno selvatico si presentò ronzando alla sua vigna/apiario in Località Olivello, tra la pineta di Scopeto e la strada per il Campese. Appurato che lo sciame fosse veramente selvatico e non appartenesse a nessuno, Alessio e Barbara lo catturarono e lo misero nelle loro arnie. La cosa sorprendente è che queste api, selvatiche, erano nate, si erano riprodotte e sopravvivevano sull’isola senza nessun trattamento da parte dell’uomo, cosa che ormai  in Europa e nel mondo non succede più, da quando negli anni ’60 e ’70 iniziò a diffondersi l’acaro parassita della Varroa importato dalle Filippine e causa della morte prematura di interi alveari. Queste api “gigliesi”, dicevo, avevano, hanno imparato a resistere alla Varroa pulendosi con cura ed attenzione l’una con l’altra. Alessio e Barbara iniziarono a diminuire i trattamenti contro il parassita e ad interromperli definitivamente su alcune arnie, notando che le api trattate con l’acido ossalico (che serviva appunto ad uccidere la Varroa) avevano uno sviluppo minore delle altre. Le api, naturali, che avevano trovato tutte insieme, attraverso una pratica comunitaria, il modo di sopravvivere al parassita era più forti delle altre.

L’isola d’altro canto grazie al suo essere un territorio vergine di pesticidi, ricco di fiori e piante della macchia mediterranea dal rosmarino all’elicriso e poi l’erica, la ginestra spinosa, i cisti,  il mirto passando per tutte le piante da frutto spontanee e selvatiche come i fichi d’india, le more, i gelsi, le visiciole o sarace, i fichi delle ficaie, le cosce di monaca e le piante dei giardini nei centri abitati, ha dato la possibilità a questi preziosi insetti, ormai a rischio estinzione nel resto del globo, di trovare un modo per cavarsela da soli e combattere il pericoloso parassita. 

Oggi il miele mille fiori del Giglio, viene prodotto da tre piccole aziende agricole: quella di Alessio e Barbara il cui miele si chiama “The Queen”, quella di Erica Centurioni con il suo miele “Lacrima di Ra” e dalla Cooperativa le Greppe ed è inserito nell’Atlante dei prodotti dell’Arcipelago Toscano. Il percorso Api-Vinicolo aperto dall’Azienda the Queen, la quale ha letteralmente adottato il sentiero dell’Olivello, percorso che oggi è incluso nella CET- Carta Europea del Turismo Sostenibile. Durante l’estate è possibile fare delle degustazione di miele e vino, direttamente presso una di queste piccole aziende agricole oppure con una delle escursioni organizzate insieme al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.

 

Cos’è il Cet-La Carta Europea del Turismo Sostenibile? Per saperne di più.

https://www.islepark.it/visitare-il-parco/carta-europea-turismo-sostenibile

Curiosità

Il miele è un super alimento che non va mai a male è definito, infatti, un alimento “stabile” perché non viene attaccato dai normali microorganismi responsabili delle alterazioni degli alimenti. Può però essere soggetto alla fermentazione sostenuta dai lieviti osmofili, quando il suo contenuto d’acqua risulta superiore al 18 %.

Per questo Alessio stesso ci ha detto che l’unica azione che un apicoltore deve fare sul miele è non fare niente! Lasciare che siano le api a decidere quando è pronto, per non alterarne il livello di umidità e soprattutto evitare in qualsiasi modo contaminazioni di qualsiasi tipo.

Il miele è un alimento altamente energetico e allo stesso tempo facilmente digeribile perché composto prevalentemente da zuccheri semplici è ricco di minerali, vitamine e principi attivi fitoterapici delle piante dalle quali le api estraggono il nutrimento. E’ oltretutto un alimento “vivo” e “rivitalizzante”, perché contiene: enzimi, vitamine, oligominerali, sostanze antibiotico-simili e altre sostanze. E’ consigliata l’assunzione di miele dopo un allenamento intenso o un elevato sforzo fisico, per ripristinare le energie corporee.